sabato 16 novembre 2019

A CHE SERVE (II PARTE)




di giandiego


Sono Social-comunista, ma profondamente libertario, una sorta di anarcoide complesso ... da sempre, credo. L'ho ereditato con il DNA e con le mie caratteristiche genetiche.
Ho anche molto girato, lo confesso, all'interno di quella che chiamammo sinistra alla ricerca di un'appartenenza e di una casa, che mi permettesse restare quel che sono e dire quel che penso.
Non ho mai creduto nei riferimenti libreschi, nei sacri testi; sono fondamentalmente convinto che l'essere progressista e libertario debba, fatti salvi alcuni riferimenti, crescere nel tempo e nei tempi che attraversa.
Credo nella maturazione spirituale e la ritengo indispensabile perchè un cambiamento reale nel senso di un maggiore civiltà abbia luogo nella realtà tangibile.
Ritengo un errore gravissimo l'aver lasciato al potere l'arma della spiritualità di cui ha sempre approfittato a mani basse organizzandola nelle religioni ufficiali, nella cultura alta, nella filosofia … nella produzione artistica. Gli abbiamo sempre regalato i nostri intellettuali, quasi non vi fosse altra strada che non fosse la loro.
Non ho trovato la mia casa in questa cosa che chiamammo sinistra e forse la mia casa non c'è. È, forse, questo il motivo per cui parlo così? La mia enorme stanchezza per un minoritarismo senza speranza?
Credo che nei comportamenti si misuri e si attui qualsivoglia modificazione e credo anche che l'attuale crisi dell'AreA sia da far risalire, soprattutto ad una grave carenza a questo livello … un vuoto grave dello spirito. Di quella strana cosa che nutre i motivi e le scelte, che rende convincenti ed interessanti i discorsi che fai … che li rende originali, tuoi e non la noiosa ripetizione di frasi fatte e preconfezionate, in fondo nel medesimo stile del Potere.
Ambientalisti che non comprendono l'incidenza del consumo carneo sul pianeta, progressisti che tengono in casa propria comportamenti conservativi, rivoluzionari da operetta che condividono, nella sostanza, cultura e filosofia del potere e che si ergono poi a difesa della “Cultura Condivisa”. Intellettuali conclamati ben nascosti nelle pieghe e negli atenei dell'intellighenzia del potere.
Sono personalmente vegano e ritengo, per esempio, che senza un discorso sullo specismo un pensiero d'alternativa sia incompleto.
Non ho il mito del “Lavoro” ed infatti ritengo che molti dei nostri discorsi (d'AreA) su quel mondo vadano rivisti. Per non trovarci per esempio a difendere l'ILVA in nome del lavoro o a votare il Job Act.
Sono altresì convinto che senza una profonda presa di coscienza su alcune caratteristiche del modello capitalistico, non abbia senso oggi pensare alternativa al potere.
La crescita eterna, il consumismo, l'obsolescenza programmata, la xenofobia, il nazionalismo, il maschilismo filosofico, il pacifismo (quello vero), l'automazione e la graduale scomparsa della classe operaia, la povertà, la cultura pseudo condivisa e la creazione di un percorso alternativo per il pensiero filosofico e spirituale, le libertà individuali, queste alcune tematiche (non tutte) che l'AreA oggi affronta in modo parziale e, sinceramente, insoddisfacente, fra compromessi con il peggior liberismo ed atteggiamenti dogmatici e libreschi del tutto anacronistici ed alla fine , persino, dannosi.
Accartocciandosi, in parte, sul retro (zona coda) di un ex partito dei lavoratori in piena crisi di identità oppure rifugiandosi in una visione del mondo a dir poco otto-novecentesca. Senza però la spinta energetica della classe, che nel frattempo si è deteriorata sino a marcire
Cose che sanno tutti, forse è così, è però certo che ogni volta che nel mio piccolo ha tentato di dire o di fare, alla fine mi sono trovato solo, mentre gli altri sceglievano, sempre una delle strade sopracitate; e mentre le tematiche che ho elencato rimanevano indiscusse, inattuate e dimenticate … omesse o peggio sottovalutate.
Scrivo questo non già per trovare una casupola per la mia disperazione, non mi interessa, spiritualmente io cresco per me stesso e non cambio la mia visione, nonostante la solitudine ed il vagare. Lo faccio per aiutarmi a pensare, per rimanere vivo e per esporre a chi volesse ascoltare e leggere, quello che penso

Nessun commento:

Posta un commento