domenica 10 settembre 2017

DELLE GOCCE DI PIANTO




DELLE GOCCE DI PIANTO

A che serve spingere all’estremo confine lo sguardo
Solo per veder chiaro che nulla, 
mai, veramente cambia da troppo tempo
Il passo tuo , quello di questo mondo, 
che è sempre quello ed il ritmo suo ti stanca
Anni di strada, di pensiero e lotta
noi ci siamo già giocati in questa vita
Sperando, credendo, pensando
che un giorno poi cambiasse.
Però non è successo dobbiam tenerne il conto
tristi o contenti ci tocca l'imparare
Siamo stati meglio, almeno fra noi, 
siamo, alla fine, un po' cresciuti?
No! Nemmeno quello.
Pochi e isolati quelli che sono riusciti
rendendo al meglio l’immagine di Dio.
Quanto rumore, inutile baccano, 
quanta energia buttata
A cosa serve di veder bene la strada,
sapere del bisogno e di sognarne, 
splendida, la fine
Se poi non siamo riusciti a cominciar da noi
portando quel bisogno dove a noi sembrava 
ci fosse il mondo nostro.
Noi che eravamo simili 
tanto che credevamo d’esser tutto.
Ed eravamo pochi, ed eravamo niente
splendida minoranza
Quel che avevamo intorno era diverso?
No! Era uguale, ancora e come sempre, 
a quel che c’è, sempre lo stesso.
Qualcuno dopo ce l’ha pure fatta
ha perforato il video ed è riuscito
diventando un comico, un attore,
Altri ha trovato un posto ... una poltrona
Travestiti  da guitti gli uni e gli altri 
ed ha sfondato. Almeno per danaro
Vecchie regole, però, sempre le stesse…
da sempre e ancora quelle
Alcuni ora scrivono i giornali
altri son politici di razza … 
ma quale?
Che serve allora d’aver tanto creduto
Che il tutto intorno potesse anche cambiare
Se quel confine, antico, è ancora e sempre là,
sempre lo stesso
Con gli stessi guardiani!
Loro , immortali e fermi a quella porta?
a serrarne l'accesso ed a vietarne il passo
Così com'era ieri, ierl’altro 
e tutti gli altri giorni
che ancor vennero prima
Mai ci fu fantasia dentro al potere
Non certo in quel che è, è stato o sarà.
Ci fu mai davvero la speranza ?
Per quell’uomo, sempre uguale
Così
sempre se stesso

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