di
giandiego
Sono
Social-comunista, ma profondamente libertario, una sorta di anarcoide
complesso ... da sempre, credo. L'ho ereditato con il DNA e con le
mie caratteristiche genetiche.
Ho
anche molto girato, lo confesso, all'interno di quella che chiamammo
sinistra alla ricerca di un'appartenenza e di una casa, che mi
permettesse restare quel che sono e dire quel che penso.
Non
ho mai creduto nei riferimenti libreschi, nei sacri testi; sono
fondamentalmente convinto che l'essere progressista e libertario
debba, fatti salvi alcuni riferimenti, crescere nel tempo e nei
tempi che attraversa.
Credo
nella maturazione spirituale e la ritengo indispensabile perchè un
cambiamento reale nel senso di un maggiore civiltà abbia luogo nella
realtà tangibile.
Ritengo
un errore gravissimo l'aver lasciato al potere l'arma della
spiritualità di cui ha sempre approfittato a mani basse
organizzandola nelle religioni ufficiali, nella cultura alta, nella
filosofia … nella produzione artistica. Gli abbiamo sempre regalato
i nostri intellettuali, quasi non vi fosse altra strada che non fosse
la loro.
Non
ho trovato la mia casa in questa cosa che chiamammo sinistra e forse
la mia casa non c'è. È, forse, questo il motivo per cui parlo
così? La mia enorme stanchezza per un minoritarismo senza speranza?
Credo
che nei comportamenti si misuri e si attui qualsivoglia modificazione
e credo anche che l'attuale crisi dell'AreA sia da far risalire,
soprattutto ad una grave carenza a questo livello … un vuoto grave
dello spirito. Di quella strana cosa che nutre i motivi e le scelte,
che rende convincenti ed interessanti i discorsi che fai … che li
rende originali, tuoi e non la noiosa ripetizione di frasi fatte e
preconfezionate, in fondo nel medesimo stile del Potere.
Ambientalisti
che non comprendono l'incidenza del consumo carneo sul pianeta,
progressisti che tengono in casa propria comportamenti conservativi,
rivoluzionari da operetta che condividono, nella sostanza, cultura e
filosofia del potere e che si ergono poi a difesa della “Cultura
Condivisa”. Intellettuali conclamati ben nascosti nelle pieghe e
negli atenei dell'intellighenzia del potere.
Sono
personalmente vegano e ritengo, per esempio, che senza un discorso
sullo specismo un pensiero d'alternativa sia incompleto.
Non
ho il mito del “Lavoro” ed infatti ritengo che molti dei nostri
discorsi (d'AreA) su quel mondo vadano rivisti. Per non trovarci per
esempio a difendere l'ILVA in nome del lavoro o a votare il Job Act.
Sono
altresì convinto che senza una profonda presa di coscienza su alcune
caratteristiche del modello capitalistico, non abbia senso oggi
pensare alternativa al potere.
La
crescita eterna, il consumismo, l'obsolescenza programmata, la
xenofobia, il nazionalismo, il maschilismo filosofico, il pacifismo
(quello vero), l'automazione e la graduale scomparsa della classe
operaia, la povertà, la cultura pseudo condivisa e la creazione di
un percorso alternativo per il pensiero filosofico e spirituale, le
libertà individuali, queste alcune tematiche (non tutte) che l'AreA
oggi affronta in modo parziale e, sinceramente, insoddisfacente, fra
compromessi con il peggior liberismo ed atteggiamenti dogmatici e
libreschi del tutto anacronistici ed alla fine , persino, dannosi.
Accartocciandosi,
in parte, sul retro (zona coda) di un ex partito dei lavoratori in
piena crisi di identità oppure rifugiandosi in una visione del mondo
a dir poco otto-novecentesca. Senza però la spinta energetica della
classe, che nel frattempo si è deteriorata sino a marcire
Cose
che sanno tutti, forse è così, è però certo che ogni volta che
nel mio piccolo ha tentato di dire o di fare, alla fine mi sono
trovato solo, mentre gli altri sceglievano, sempre una delle strade
sopracitate; e mentre le tematiche che ho elencato rimanevano
indiscusse, inattuate e dimenticate … omesse o peggio
sottovalutate.
Scrivo
questo non già per trovare una casupola per la mia disperazione, non
mi interessa, spiritualmente io cresco per me stesso e non cambio la
mia visione, nonostante la solitudine ed il vagare. Lo faccio per
aiutarmi a pensare, per rimanere vivo e per esporre a chi volesse
ascoltare e leggere, quello che penso
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