Di
giandiego
Sin
troppo spesso di confondere religiosità con spiritualità. La prima è
la gabbia mentre la seconda il bisogno … e sono cose fra loro
diverse.
Questa
considerazione non è una novità assoluta, certo, ma, in molti casi,
essa è stata usata solamente per trasferire la gente da una gabbia
ad un'altra. Molti saggi e guru partono da questa accezione per farti
uscire dall'involucro delle grandi religioni e portarti nel loro
campo. Non è l'operazione che si vuole fare qui. Chi scrive non è
né saggio e men che meno guru.
Uno
dei grandissimi limiti, per esempio, dell'analisi marxiana è proprio
l'aver confuso questi due piani, relegando la spiritualità nel
medesimo campo della religiosità. Così come il merito, enorme, del
movimento hippy è quello di aver ri - attualizzato l'esigenza
spirituale.
Per
carità sia l'uno che l'altro sono primi passi, nonostante
l'arroganza di chi li compie e li ritiene definitivi e conclusivi.
L'essere umano, nei secoli, ha variamente dimostrato questo assioma,
così come la rivalsa del potere ha reso palese la metodologia con la
quale esso viene rintuzzato e dominato.
L'affermazione
che non esista questo “campo umano” è in sé una solenne
sottovalutazione ed una incapacità intrinseca di comprensione e
lettura, che nulla ha a vedere con il “materialismo storico”,
anzi né è negazione.
La
ricerca spirituale quindi è una strada maestra? Assolutamente sì,
ma non solo essa è la via sulla quale si consolidano le acquisizioni
comportamentali, che altrimenti diverrebbero preda del “riflusso
sistemico”. Questo è stato ulteriormente dimostrato dal numero
infinito di defezioni di 68ini, dal loro fronte di rinnovamento, per
rientrare in una normalità dolorosa, anzi spesso “retriva e
conservativa”.
L'affermazione
dogmatica è sempre la struttura ingabbiante, da qualsiasi parte e
sotto qualsiasi bandiera essa venga proposta. È triste dirlo, ma il
non farlo significherebbe non comprendere le ragioni di un riflusso
spirituale così consistente, come quello a cui stiamo assistendo.
L'affermazione
dogmatica obbliga le persone in regole, in divieti e forme … in
metodologie, che umiliano e mortificano l'adattamento e l'evoluzione.
Quel che è nuovo per qualche settimana, diventa vecchio e stantio
dopo un mese, soprattutto in questo sistema.
Ognuno
sia il Guru di sé stesso, impariamo ad ascoltare il nostro maestro
interiore, meditiamo, preghiamo se questo ci serve, ma non riduciamo
il divino alla nostra dimensione … o meglio accettiamo d'esserne
parte, componente essenziale, tessuto fondamentale, ma di non poterlo
immaginare, nella sua completezza senza doverne dare immagine
compiuta, definitiva e quindi falsa e limitativa, di non potere
quindi renderla del tutto comprensibile. Soprattutto, però, non
inventiamo regole e strade obbligate per qualche cosa che è
negazione delle regole e delle strade obbligate. Accettiamo l'idea
che il cambiamento, per quanto necessario ed urgente, passi da noi e
dall'immagine che noi abbiamo di quel che è immanente. È sempre
stato così ogni volta che l'umanità ha fatto un passo l'immagine
del divino è cambiata, si è evoluta, ampliata anche e per ausilio
di quella che abbiamo chiamato scienza … lasciamo che la vastità
dell'universo e la sua complessità ci coinvolga, perchè ne siamo
parte essenziale … anche se siamo granelli di sabbia.
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