di
giandiego Marigo
Al
di là delle iniziative del governo attorno al contenimento della
pandemia da coronavirus, discutibili nei metodi ed in alcune
specificità, quel che preoccupa davvero, oltre ai suddetti metodi ai limiti
della costituzionalità, è la vocazione trasversale rivelata dalle
italiche genti al totalitarismo condito da quella alla delazione di
supporto.
L'anelito,
quasi il bisogno di piegarsi alle regole, d'avere recinto e pastore,
d'ergersi a propria volta a guardiani improvvisati d'ogni diktat in
nome d'una confusa difesa delle regole.
La
vocazione al contravvenirle, non già per profonde ragioni di
contenuto o difesa delle libertà individuali, ma per assolute
vaghezze, ragioni futili ed apericena serali.
La
confusione delle regole stesse, che porta alla criminalizzazione del runner solitario, alla perorazione per roghi e crocefissioni
estemporanee, ma all'accettazione di fatto della fila per il pane e
le sigarette e di ogni sorta di deprivazione. L'aggiramento costante
ed ormai perenne dell'ambito parlamentare ormai ridotto a pura
rappresentanza, sebbene a lauto pagamento. La paura che non ragiona, che è
sufficiente a sé stessa e che diviene accettazione supina.
La tendenza al linciaggio virtuale e fisico la si era già misurata in altri
tempi, attraverso al storia; dalle streghe, ai terroni, passando
per i musulmani, i neri, i migranti, i vegani, i buonisti, le ONG sino alla contemporaneità dei runner o podisti che dir si voglia.
Comportamenti consolidati, per altro, in più di una pandemia sin
dai tempi della peste, con la segnalazione delle case, la caccia agli
agli untori ed alle streghe portatrici di malattia.
Questa
vocazione è trasversale, purtroppo trova icone differenti a
giustificarne la necessità da Mao a Stalin sino a Putin. Da Mussolini, Salvini sino a Trump.
Non
si vuole qui far d'ogni erba un fascio, ma l'oggettività della
tendenza alla generalizzazione facilitante va riconosciuta; la
mano forte, il polso d'acciaio piacciono agli italiani, che mugugnano,
brontolano, si lamentano, fanno i furbi, ma poi si adagiano nel sedativo senso di
protezione da ogni male. Nella confortate e salvifica protezione
dalla morte immanente. Persino se essa è falsa, aleatoria …
inventata. Basta che qualcuno millanti di poterla garantire.
Anzi
che chiedono a gran voce l'inasprimento, la condanna d'ogni
dissidente sino a spiare da dietro le finestre i trasgressori in un
vortice di generalizzazioni e semplificazioni che si trasforma in una
generica ed uniformante cattiveria sociale.
È
da tempo che si nota questo nel tessuto sociale ed è da altrettanto
che la richiesta dell'uomo solo al comando, del Cincinnato eroico e
incorruttibile, che la deificazione del leader serpeggiano. Tale
sentimento è generalizzato e non ha bandiera, l'invito al silenzioso
assenso, al fare e tacere, al seguire i leader senza fiatare … al
criticare solo sottotraccia, ma senza esporre troppo il dissenso è,
purtroppo, generalizzato.
L'essere
umano sembra ritenere necessaria la verticalità nelle sue
manifestazioni peggiori, teorizza la competizione senza scrupoli, la
legge del più forte e del più ricco o si rifugia ipocritamente in
quella del più intelligente , del più sapiente e del più degno
(senza definire, però il chi ed il perché) che chiama
selezione naturale, accetta la ghettizzazione del debole e
dell'ultimo, del fuori casta, sino alla sua eliminazione , ma rifiuta
l'idea che sia la natura a sottoporlo a tale vaglio.
Anzi
arretra spaventato di fronte alla morte, per cause, in fondo,
naturali ... al punto che la tanatofobia (paura della morte)
diviene il metodo principale di controllo di qualsivoglia forma di
potere.
L'esperienza
ci insegna, sempre che si voglia guardarla,che quando si concede il
passo alla paura delegando ad un qualsiasi sistema “il
controllo” quel che viene
sottratto in emergenza (diritti, libertà) difficilmente
viene reso. Anche la modernità ce lo dimostra: La tattica della
sottrazione emergenziale è ampiamente adottata da ogni sistema di
controllo e dominazione. Se a questo si aggiunge la “vocazione
al totalitarismo” condivisa e
diffusa … bè il risultato è prevedibile , anzi certo.
Il
cambiamento necessario è talmente profondo, culturale e spirituale
da far tremare le vene ai polsi al solo pensarci … se quella che ci
piacerebbe chiamare l'area progressiva, non farà , davvero, i conti
con questa vocazione al gregge che caratterizza l'umanità, ma
continuerà a pensare di usarla, magari mitigandola, uniformandosi
così al potere di turno, nulla … davvero nulla potrà cambiare.
Semplicemente
continueremo a fare quel che abbiamo sempre fatto … a sostituire
una forma di potere con un'altra a cambiare le marionette che guidano
il carro ed a chiamare questo cambiamento
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