giovedì 29 settembre 2022

DIO! PATRIA E FAMIGLIA, MA SOPRATTUTTO IPOCRISIA.



di giandiego


Ebbene sì, torneranno di moda, stanno già tornando. Per secoli ci hanno rimbambiti con questa chiosa.

A centinaia d migliaia, a milioni, giovani sono diventati “Carne da cannone” in nome di questa trinità nefanda: Dio, Patria e Famiglia! Un richiamo che è costato milioni di vite, sacrificate in inutili sanguinose trincee, su infiniti campi di battaglia... in difesa di assurdi confini, di tragiche etnie, di tradizioni inventate per dividere.

Mille ed una Guerra hanno richiamato a questa sintesi: Dio! Patria e Famiglia!

Sempre elevata da pasciuti sacerdoti, da Re, Principi e Presidenti... sempre inneggiata da chi non moriva, da chi poi si sarebbe seduto al banchetto del dopoguerra, con quegli stessi che sino ad un attimo prima chiamava nemici. Loro vivi e per nulla preoccupati dei milioni di morti  causati dai loro capricci.

Oggi, ancora, echeggia il richiamo invece d'un duce una ducia... ma non conta, del femminino qui non v'è traccia è ancora maschile in gonnella, un grande inganno.

Montagne d'ipocrisia, come sempre, come un tempo come suonava nel testo d'una vecchia canzone “ …O vigliacchi che voi ve ne state, con le mogli sui letti di lana... schernitori di noi carne umana... questa guerra ci insegna a punir...”. (Magari!)

Era Gorizia ed era il primo conflitto mondiale, ma tragicamente è sempre la stessa storia, sempre lo stesso richiamo sin dai tempi della Gilania, passando per i racconti biblici sino alle crociate, alla guerra dei 30 anni e su..su sino a noi: Dio! Patria e Famiglia! Sempre la medesima storia.

A tratti, risvegli, improvvisi e benefici nella storia dell'umanità, ma oggi tardano avvolti dalla manipolazione mediatica, dalla potenza di una propaganda che è diventata professionale gestione di mille ed una finestra d Overtoon, marketing, giornalaismo (impossibile definirlo diversamente che con un neologismo) svenduto.

Per non arretrare ulteriormente, per non farci inglobare dalla deriva culturale, dovremmo fare affidamento sulla memoria (quella vera, non quella delle celebrazioni patinate) e sulla capacità di rinnovarne il linguaggio, di adattarlo ai tempi, dovremmo usare il pensiero, accettare la necessità del cambiamento interiore, seguirlo e cambiare con lui e di conseguenza contagiare il mondo con l'esempio... Dovremmo, appunto! Sta tutto qui , nel condizionale, in ciò che non abbiamo il coraggio di essere, nel prezzo che non vorremmo dover pagare. Nellincapacità di essere disertori! Disobbedienti. Altro da quel che ci circonda e ci soffoca.

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