domenica 6 maggio 2018

SE … IN PROSA



di Marigo Gandiego

Se voi foste sinceri, quando vi riempite la bocca di parole … bhè, ve lo garantisco, si sentirebbe. Se noi tutti, fossimo meno incalliti ed abituati all’eterna recitazione di una parte. Se non dessimo per scontato che mascherarsi, accettare, conformarsi sia il modo normale di sopravvivere in questa società
Se, dentro di noi, questa convinzione non ci tarlasse e soprattutto se non la insegnassimo ai nostri figli come forma di estrema rassegnazione a quel che c’è … bhè, forse, avremmo qualche speranza in più.
Abbiamo riempito i nostri libri di concetti alti che ci guardiamo bene dall’applicare nel nostro quotidiano, quasi fossero l’elenco delle cose da non fare … per evitare d’essere derisi o definiti ooutopisti, illusi, sognatori.
Nella definizione popolar-universalista che ci ricorda e ci recita: CHE IL MONDO E’ DEI FURBI!
Noi sintetizziamo e, contemporaneamente rinunciamo a millenni di maturazione filosofica, etica e morale, sull’altare di una praticità pragmatica che riteniamo indispensabile. Unico modo per governare le nostre questioni.
Ammettendo l’impossibilità delle motivazioni e giustificando, nel nostro profondo, le metodologie del furbo (ovviamente sempre altro da noi), consegniamo al mondo l’eterna sconfitta di questi alti concetti e l’ineluttabilità di questo sistema. Anche adesso, anche qui, ci sarà qualche saggio che dichiarerà com non ci serva una maestrina con la penna rossa, ma gente che abbia voglia di fare e di cambiare” … frase fatta di sicurissima presa in qualunque contesto, poi quando mancheranno, tanto per fare un esempio, 13 milioni dalla cassa sarà sempre per caso, sempre un’offesa, tutti saranno occupati nel fare qualche cosa, qualsiasi cosa, fosse anche soltanto sollevare polvere nessuno si chiederà perché”. Se quando diciamo cambiamento”, noi semplicemente credessimo in quel che diciamo, tanto da essere quel che chiediamo agli altri di diventare … bhè allora esso sarebbe qui, ora! E non in un domani nebuloso ed improbabile.
Oggi assistiamo alla fiera della menzogna, ma una sola semplicissima premessa basterebbe ad insinuare il dubbio. Se davvero voleste cambiare qualche cosa in questo sistema, non iniziereste dai rapporti di potere, non iniziereste dal sistema stesso? Ed il fatto che non lo facciate, ma che, anzi ribadiate la validità della strada intrapresa non significa forse che state conservando” e non cambiando”?
Rifuggo però le applicazioni troppo immediate e pratiche di questo pensiero, sebbene saltino agli occhi, non tanto e non solo perchè sarebbe semplice il farlo, ma perchè preferisco in questo contesto mantenere un profilo elevato, che mi permetta dimostrare, quanto meno a livello speculativo, come la spiritualità ed il concetto di cambiamento, anche pratico possano e debbano viaggiare insieme.
Se, quindi, si volesse essere compresi, capiti, se si volesse davvero, per esempio, che i motivi profondi di questa crisi fossero patrimonio di tutti quale strada più semplice ed ovvia del farsi capire? Dello spiegare in modo comprensibile, del rinunciare alle criptografie da addetti ai lavori, ai sottintesi simbolici da iniziati?
Ed il fatto di scegliere di mantenere i linguaggi oscuri e di accettare la logica del politichese del bancario e del finanziarese anche da parte di chi dovrebbe per vocazione alfabetizzare e far comprendere al popolo, non significa ,forse, rinunciare alla propria cultura ed al proprio punto di vista?
Forse che la semplificazione dei linguaggi rivelerebbe l’arcano della costruzione basata su premesse false?
Forse, che costringerebbe a troppi postulati, dati per scontati. Ed ancora, per esempio, se non si premettesse un profitto a due cifre ed un abisso di differenza fra il ricchissimo ed il poverissimo, se non si dessero per premesse, immodificabili, persino necessarie alcuni abusi ed alcuni privilegi, non risulterebbe , forse, più semplice e più credibile la coniugazione del termine equità, oggi tanto stiracchiato ed abusato da divenire persino offensivo?
Per fare questo allora che cosa occorrerebbe se non la volontà e la convinzione di farlo o di non farlo? Ed il fatto che questa volontà non esista non definisce forse, di per sé, la ragione per cui nulla di tutto questo succede realmente?
Però come può il furbo” consegnarci un mondo di eguali, in cui lui “il migliore” non sia anche dominante?
Chiediamocelo, alla fine chi è il furbo?
Ed infine se noi stessi (che furbi non siamo) premettiamo la consegna del mondo a costoro come possiamo poi pensare, pretendere ed immaginare un mondo diverso da questo?
Vogliamo politici diversi? Amministratori onesti? Vogliamo un mondo giusto? Non esiste altro modo che premetterne i valori nelle nostre pratiche quotidiane. Ed allora, sebbene già ora lo sia per chi voglia sentire, il senso della verità sarà palese, pratico e percepibile. Non sentirà esigenza di spiegazioni o precisazioni…pechè non esiste davvero nulla come il non voler dire la verità per favorire la menzogna, assioma forse semplicistico, ma crudelmente pragmatico (come piace a molti) e non esiste nulla come la necessità di mentire per rendere difficile, elaborato ed incomprensibile l’eloquio di chi ci vuole convincere


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