di Marigo Gandiego
Se
voi foste sinceri, quando vi riempite la bocca di parole … bhè, ve
lo garantisco, si sentirebbe. Se noi tutti, fossimo meno incalliti ed
abituati all’eterna recitazione di una parte. Se non dessimo per
scontato che mascherarsi,
accettare, conformarsi sia
il modo normale
di
sopravvivere in questa società
Se,
dentro di noi, questa convinzione non ci tarlasse e soprattutto se
non la insegnassimo ai nostri figli come forma di estrema
rassegnazione a quel che c’è … bhè, forse, avremmo qualche
speranza in più.
Abbiamo
riempito i nostri libri di concetti
alti che
ci guardiamo bene dall’applicare nel nostro quotidiano, quasi
fossero l’elenco delle cose da non fare … per evitare d’essere
derisi o definiti ooutopisti, illusi, sognatori.
Nella
definizione popolar-universalista
che
ci ricorda e ci recita: CHE
IL MONDO E’ DEI FURBI!
Noi
sintetizziamo e, contemporaneamente rinunciamo a millenni di
maturazione filosofica, etica e morale, sull’altare di una
praticità pragmatica che riteniamo indispensabile. Unico modo per
governare le nostre questioni.
Ammettendo
l’impossibilità delle motivazioni
e
giustificando, nel nostro profondo, le metodologie del furbo
(ovviamente
sempre altro da noi),
consegniamo al mondo l’eterna sconfitta di questi alti
concetti e
l’ineluttabilità di questo sistema. Anche adesso, anche qui, ci
sarà qualche saggio che dichiarerà com “non
ci serva una maestrina con la penna rossa, ma gente che abbia voglia
di fare e di cambiare” … frase
fatta di sicurissima presa in qualunque contesto, poi quando
mancheranno, tanto per fare un esempio, 13 milioni dalla cassa sarà
sempre per caso, sempre un’offesa, tutti saranno occupati nel fare
qualche cosa, qualsiasi cosa, fosse anche soltanto sollevare polvere
nessuno si chiederà “perché”.
Se
quando diciamo “cambiamento”,
noi semplicemente credessimo in quel che diciamo, tanto da essere
quel che chiediamo agli altri di diventare … bhè allora esso
sarebbe qui, ora! E non in un domani nebuloso ed improbabile.
Oggi
assistiamo alla fiera della menzogna, ma una sola semplicissima
premessa basterebbe ad insinuare il dubbio. Se davvero voleste
cambiare qualche cosa in questo sistema, non iniziereste dai rapporti
di potere, non iniziereste dal sistema stesso? Ed il fatto che non lo
facciate, ma che, anzi ribadiate la validità della strada intrapresa
non significa forse che state “conservando”
e
non “cambiando”?
Rifuggo
però le applicazioni troppo immediate e pratiche di questo pensiero,
sebbene saltino agli occhi, non tanto e non solo perchè sarebbe
semplice il farlo, ma perchè preferisco in questo contesto mantenere
un profilo elevato, che mi permetta dimostrare, quanto meno a livello
speculativo, come la spiritualità ed il concetto di cambiamento,
anche pratico possano e debbano viaggiare insieme.
Se,
quindi, si volesse essere compresi, capiti, se si volesse davvero,
per esempio, che i motivi profondi di questa crisi fossero patrimonio
di tutti quale strada più semplice ed ovvia del farsi capire? Dello
spiegare in modo comprensibile, del rinunciare alle criptografie da
addetti ai lavori, ai sottintesi simbolici da iniziati?
Ed
il fatto di scegliere di mantenere i linguaggi oscuri e di accettare
la logica del politichese
del
bancario
e
del finanziarese
anche
da parte di chi dovrebbe per vocazione
alfabetizzare
e far comprendere al popolo, non significa ,forse, rinunciare alla
propria cultura ed al proprio punto di vista?
Forse
che la semplificazione dei linguaggi rivelerebbe l’arcano della
costruzione basata su premesse false?
Forse,
che costringerebbe a troppi postulati, dati per scontati. Ed ancora,
per esempio, se non si premettesse un profitto a due cifre ed un
abisso di differenza fra il ricchissimo ed il poverissimo, se non si
dessero per premesse, immodificabili, persino necessarie alcuni abusi
ed
alcuni
privilegi,
non
risulterebbe , forse, più semplice e più credibile la coniugazione
del termine equità, oggi tanto stiracchiato ed abusato da divenire
persino offensivo?
Per
fare questo allora che cosa occorrerebbe se non la volontà e la
convinzione di farlo o di non farlo? Ed il fatto che questa volontà
non
esista non definisce forse, di per sé, la ragione per cui nulla di
tutto questo succede realmente?
Però
come può “il
furbo” consegnarci
un mondo di eguali, in cui lui “il migliore” non sia anche
dominante?
Chiediamocelo,
alla fine chi è il furbo?
Ed
infine se noi stessi (che furbi non siamo) premettiamo la
consegna del mondo a costoro come possiamo poi pensare, pretendere ed
immaginare un mondo diverso da questo?
Vogliamo
politici diversi? Amministratori onesti? Vogliamo un mondo giusto?
Non esiste altro modo che premetterne i valori nelle nostre pratiche
quotidiane. Ed allora, sebbene già ora lo sia per chi voglia
sentire, il senso della verità sarà palese, pratico e percepibile.
Non sentirà esigenza di spiegazioni o precisazioni…pechè non
esiste davvero nulla come il non voler dire la verità per favorire
la menzogna, assioma forse semplicistico, ma crudelmente pragmatico
(come
piace a molti)
e non esiste nulla come la necessità di mentire per rendere
difficile, elaborato ed incomprensibile l’eloquio di chi ci vuole
convincere
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