venerdì 26 aprile 2019

TESTAMENTO



Di conoscenza, scivolando a dense gocce,
sopra vetuste corazze
fatte di supponenza. Di un’antica superbia,
che guardandosi dentro allo specchio, ride di sé!
Forse piangendo … e lentamente muore.
Sfiorendo, accartocciandosi … senza nessun rumore
Cercando il senso e il limite, trovandovi l’insipienza
d’inutili, d’ingenue … e di stupide parole
Di frasi dette e scritte … che non lasciano alcun segno
Son scritte sulla sabbia e dentro all’acqua.
Di tempo perso, speso a riempire il giorno
Dell’incapacità del presentare
Cose non lette … come non esistessero
Ed ancora resti lì a cercarne il senso
dove non serve più … la conseguenza inutile.
Di regole e vecchie cattedre
che s’ascoltano fra loro … compiacendosi
che hanno serrato l’arte in una scatola
Che quel che resta è noia … diletto e gioco
inutile linguaggio da dozzina e la ripetizione,
i vecchi schemi come romanticismi inutili
dove non c’è più tempo …
dove non c’è più spazio, non per tutti.
Linguaggi da iniziati o li conosci o muori
metriche e variazioni che superan le parole
ed anche dei contenuti fan giustizia.
Sino a divenire di per se stessi il senso
Perchè in fondo, del dire s’è già detto, di quasi tutto
Con questo me ne vado nel posto che mi spetta
fra quelli che non contano
sì proprio là … da dove son venuto



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