Di
conoscenza, scivolando a dense gocce,
sopra
vetuste corazze
fatte
di supponenza. Di un’antica superbia,
che
guardandosi dentro allo specchio, ride di sé!
Forse
piangendo … e lentamente muore.
Sfiorendo,
accartocciandosi … senza nessun rumore
Cercando
il senso e il limite, trovandovi l’insipienza
d’inutili,
d’ingenue … e di stupide parole
Di
frasi dette e scritte … che non lasciano alcun segno
Son
scritte sulla sabbia e dentro all’acqua.
Di
tempo perso, speso a riempire il giorno
Dell’incapacità
del presentare
Cose
non lette … come non esistessero
Ed
ancora resti lì a cercarne il senso
dove
non serve più … la conseguenza inutile.
Di
regole e vecchie cattedre
che
s’ascoltano fra loro … compiacendosi
che
hanno serrato l’arte in una scatola
Che
quel che resta è noia … diletto e gioco
inutile
linguaggio da dozzina e la ripetizione,
i
vecchi schemi come romanticismi inutili
dove
non c’è più tempo …
dove
non c’è più spazio, non per tutti.
Linguaggi
da iniziati o li conosci o muori
metriche
e variazioni che superan le parole
ed
anche dei contenuti fan giustizia.
Sino
a divenire di per se stessi il senso
Perchè
in fondo, del dire s’è già detto, di quasi tutto
Con
questo me ne vado nel posto che mi spetta
fra
quelli che non contano
sì
proprio là … da dove son venuto
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