martedì 28 maggio 2019

PER COMPRENDERE DAVVERO LA POVERTÀ DEVI ESSERE POVERO





di giandiego
Non è, si badi, una perorazione da Francescano o da Comboniano, non lo sono, Anche se non disprezzo la loro, la mia spiritualità è altra, molto lontana dal cristianesimo e da qualsiasi religione.   Quello che vorrei adoperare qui è, piuttosto, un criterio oggettivo.
La dimostrazione di questo assioma è quotidiana, nell’egoismo diffuso del materialismo consumista, nell’insensibilità incosciente di chi non ascolta o accoglie con fastidio le dimostrazioni pratiche della povertà.
Nel blearismo ipocrita che gradualmente scivola in difesa di chi già possiede qualche cosa. Rappresentando un mondo in cui la povertà diviene fastidio … alla fine dei conti
Bene lo sanno quei personaggi “d’oro bolognese”, falsi progressisti e finto compassionevoli … populisti, nazional-sovranisti in salsa europea rimestata quali, ad esempio le varie compagini governative, più o meno sinistorse, più o meno populiste o destrorse, con i loro provvedimenti anti-povertà ed il sempre più diffuso e strisciante spirito xenofobo che li contraddistingue in modo graduale ma sempre più evidente. Dove ci si riempie la bocca di un pietismo degenerato, creando scalette di definizione ed appartenenze geopolitiche, ma dove non si contemplano e non si vogliono affatto contemplare le ragioni reali che sono motore e causa delle povertà di cui ci blatera.
La povertà vera non è nulla di tenero, nulla di commovente. Nulla che sia facile o piacevole da descrivere. È, anziché no, umiliante ed omicida … suicida anche a tratti.
Fra le sue pieghe si può certamente trovare spiritualità e saggezza (io l’ho trovata) ma si deve esservi predisposti, cercarla con infinita pazienza, sin da prima che Essa si occupi di voi.
Quando lo fa, entrando nella vostra vita, si prende tutto, casa, possedimenti materiali, salute, orgoglio e dignità e riconquistarli, ritrovare sé stessi, ha il prezzo della tua vita stessa … e forse qui la chiave di una eventuale saggezza.
Nulla da perdere, nulla da conquistare, nessuna credibilità, nessuna prospettiva questo è il dono quotidiano della povertà ed allora (che tu abbia istruzione o meno, cambia solo il modo in cui lo descrivi) vedi il mondo per quel che è, cogli le maschere e vedi il perbenismo di maniera … le recite ed i teatrini, soprattutto se hai la sventura d’aver qualche cosa che ti permane nell’anima e nel cervello.
Perchè vi parlo di povertà, perchè sono povero ed io la capisco.
La povertà è denti rotti e mancanti, cure negate, malattie endemiche trascurate e lasciate correre,
La povertà è l’essere indifesi di fronte all’abuso.
Il dover chiedere quel che si sa verrà probabilmente negato.
Il lasciar scorrere su di te la prepotenza del sitema.
É alienazione, esclusione … a tratti follia e disperazione. È un lungo cunicolo senza uscita … un tunnel dove la speranza muore e si azzera, dove le prospettive divengono piatte ed inutili. Dove il futuro s’annulla e diviene paura.
Nulla di poetico quindi ed il trovare poesia deriva dalla compassione che hai già, non certo da quella che troverai intorno a te … perchè nessuno realmente te ne darà, se non formalmente … per il semplice fatto che non capiscono, non sanno davvero con cosa hanno a che fare.
Non lo sanno i politici, non lo sanno gli ecclesiastici o i finto santoni, né gli sbirri ed ancor meno lo sanno i giudici, sempre pronti a condannare il furto di una mela.
Non lo sanno i pietosi, pelosi , perbenisti … i caritatevoli piccolo borghesi annoiato-buonisti. Ne sanno poco e poco ne comprendono persino gli addetti ai lavori.
Solo i poveri, capiscono realmente la povertà, bisogna provarla per sapere davvero cosa sia, come essa divori morale. etica e dignità, come essa azzeri ed annulli tutte le chiacchiere inutili fatte intorno ed attorno a lei.
Certo a volte da lì escono grandi pensieri, accade! Ma nessuno li ascolta davvero, state tranquilli. Fingono i più.
I compassionevoli veri sono pochi, pochissimi … quelli che capiscono persino meno.
Perchè un povero non è credibile, non potrebbe mai essere intellettuali, quando mai? Scrivere , fare musica o poesia … a che titolo, dove sono i loro attestati? Perchè non sono fra noi, comodamente assisi, dove stanno i veri intellettuali conclamati?
Assolutamente ... Saggi poi, perchè? Scrittori veri, non uno scribacchini … ma dai! Poeti? Non diciamo stupidate.
Gli attestati accademici sono , nella stragrande maggioranza dei casi, anche indici di benessere …fortunatamente le Alda Merini i Van Gogh sono episodi, per altro artificiali, tenuti dov’erano per aumentare il loro valore post-mortem ed erano comunque grezzi, d’ispirazione repentina, non di sostanza.
La povertà è legata nella filosofia corrente all’ignoranza, alla stoltezza, all’alienazione. Ed oggi più che mai essa viene vissuta e descritta come una forma di colposa e degenerante di auto-esclusione, quasi fosse scelta cosciente.
Non parlate di povertà se non sapete … e soprattutto a voi politici, non irridete con le vostre iniziative ridicole ed la vostra patetica e distratta attenzione qualche cosa di cui non avete alcuna intenzione di scrutare la profondità … che non vi interessa, che vi spaventa, che rappresenta un peso inutile nel vostro Risiko delle Strategie.
Che non produce voti, soprattutto, perchè ai poveri, diciamolo, basterà un pacco di pasta ed una carezza a tempo debito, sotto elezioni, oppure un falso redditto di cittadinanza (che così diverranno anche evasori e debitori nei confronti dello stato e quindi i delinquenti che sono in potenza) … ed è meglio così, un comodo esercito di indebitati, che sarà facile chiamare evasori, celando così i veri evasori miliardari … un mondo di morosi, incapaci di difendersi realmente (gli avvocati e gli esperti di burocrazia costano) , da additare come causa di tutti i mali.
Perchè per dirla con Briatore (personaggio d’assoluta credibilità , non vi pare?) I poveri costano e non danno lavoro”

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