di
giandiego
Non
è, si badi, una perorazione da Francescano o da Comboniano, non
lo sono, Anche se non disprezzo la loro, la mia spiritualità è altra, molto lontana dal cristianesimo e da qualsiasi religione. Quello che vorrei adoperare qui è, piuttosto, un criterio
oggettivo.
La
dimostrazione di questo assioma è quotidiana, nell’egoismo diffuso
del materialismo consumista, nell’insensibilità incosciente di chi
non ascolta o accoglie con fastidio le dimostrazioni pratiche della
povertà.
Nel
blearismo ipocrita che gradualmente scivola in difesa di chi già
possiede qualche cosa. Rappresentando un mondo in cui la povertà
diviene fastidio … alla fine dei conti
Bene
lo sanno quei personaggi
“d’oro
bolognese”, falsi progressisti e finto compassionevoli …
populisti, nazional-sovranisti in salsa europea rimestata quali, ad
esempio le varie compagini governative, più o meno sinistorse, più
o meno populiste o destrorse, con i loro provvedimenti anti-povertà
ed il sempre più diffuso e strisciante spirito xenofobo che li
contraddistingue in modo graduale ma sempre più evidente. Dove ci si
riempie la bocca di un pietismo degenerato, creando scalette di
definizione ed appartenenze geopolitiche, ma dove non si contemplano
e non si vogliono affatto contemplare le ragioni reali che sono
motore e causa delle povertà di cui ci blatera.
La
povertà vera non è nulla di tenero, nulla di commovente. Nulla che
sia facile o piacevole da descrivere. È, anziché no, umiliante ed
omicida … suicida anche a tratti.
Fra le
sue pieghe si può certamente trovare spiritualità e saggezza (io
l’ho trovata) ma si deve esservi predisposti, cercarla con
infinita pazienza, sin da prima che Essa si occupi di voi.
Quando
lo fa, entrando nella vostra vita, si prende tutto, casa,
possedimenti materiali, salute, orgoglio e dignità e riconquistarli,
ritrovare sé stessi, ha il prezzo della tua vita stessa … e forse
qui la chiave di una eventuale saggezza.
Nulla
da perdere, nulla da conquistare, nessuna credibilità, nessuna
prospettiva … questo è il dono quotidiano della povertà ed
allora (che tu abbia istruzione o meno, cambia solo il modo in cui
lo descrivi) vedi il mondo per quel che è, cogli le maschere e
vedi il perbenismo di maniera … le recite ed i teatrini,
soprattutto se hai la sventura d’aver qualche cosa che ti permane
nell’anima e nel cervello.
Perchè
vi parlo di povertà, perchè sono povero ed io la capisco.
La
povertà è denti rotti e mancanti, cure negate, malattie endemiche
trascurate e lasciate correre,
La
povertà è l’essere indifesi di fronte all’abuso.
Il
dover chiedere quel che si sa verrà probabilmente negato.
Il
lasciar scorrere su di te la prepotenza del sitema.
É
alienazione, esclusione … a tratti follia e disperazione. È un
lungo cunicolo senza uscita … un tunnel dove la speranza muore e si
azzera, dove le prospettive divengono piatte ed inutili. Dove il
futuro s’annulla e diviene paura.
Nulla
di poetico quindi ed il trovare poesia deriva dalla compassione che
hai già, non certo da quella che troverai intorno a te …
perchè nessuno realmente te ne darà, se non formalmente … per il
semplice fatto che non capiscono, non sanno davvero con cosa hanno a
che fare.
Non lo
sanno i politici, non lo sanno gli ecclesiastici o i finto santoni,
né gli sbirri ed ancor meno lo sanno i giudici, sempre pronti a
condannare il furto di una mela.
Non lo
sanno i pietosi, pelosi , perbenisti … i caritatevoli piccolo
borghesi annoiato-buonisti. Ne sanno poco e poco ne comprendono
persino gli addetti ai lavori.
Solo i
poveri, capiscono realmente la povertà, bisogna provarla per sapere
davvero cosa sia, come essa divori morale. etica e dignità, come
essa azzeri ed annulli tutte le chiacchiere inutili fatte intorno ed
attorno a lei.
Certo
a volte da lì escono grandi pensieri, accade! Ma nessuno li ascolta
davvero, state tranquilli. Fingono i più.
I
compassionevoli veri sono pochi, pochissimi … quelli che capiscono
persino meno.
Perchè
un povero non è credibile, non potrebbe mai essere intellettuali,
quando mai? Scrivere , fare musica o poesia … a che titolo, dove
sono i loro attestati? Perchè non sono fra noi, comodamente assisi,
dove stanno i veri intellettuali conclamati?
Assolutamente
... Saggi poi, perchè? Scrittori veri, non uno scribacchini … ma
dai! Poeti? Non diciamo stupidate.
Gli
attestati accademici sono , nella stragrande maggioranza dei casi,
anche indici di benessere …fortunatamente le Alda Merini i
Van Gogh sono episodi, per altro artificiali, tenuti dov’erano
per aumentare il loro valore post-mortem ed erano comunque grezzi,
d’ispirazione repentina, non di sostanza.
La
povertà è legata nella filosofia corrente all’ignoranza, alla
stoltezza, all’alienazione. Ed oggi più che mai essa viene vissuta
e descritta come una forma di colposa e degenerante di
auto-esclusione, quasi fosse scelta cosciente.
Non
parlate di povertà se non sapete … e soprattutto a voi politici,
non irridete con le vostre iniziative ridicole ed la vostra patetica
e distratta attenzione qualche cosa di cui non avete alcuna
intenzione di scrutare la profondità … che non vi interessa, che
vi spaventa, che rappresenta un peso inutile nel vostro Risiko
delle Strategie.
Che
non produce voti, soprattutto, perchè ai poveri, diciamolo, basterà
un pacco di pasta ed una carezza a tempo debito, sotto elezioni,
oppure un falso redditto di cittadinanza (che
così diverranno anche evasori e debitori nei confronti dello stato e
quindi i delinquenti che sono in potenza) …
ed è meglio così, un comodo esercito di indebitati, che sarà
facile chiamare evasori, celando così i veri evasori miliardari …
un mondo di morosi, incapaci di difendersi realmente (gli
avvocati e gli esperti di burocrazia costano) ,
da additare come causa di tutti i mali.
Perchè
per dirla con Briatore
(personaggio
d’assoluta credibilità , non vi pare?) “I
poveri costano e non danno lavoro”
Nessun commento:
Posta un commento