Mi
han derubato dei sogni perduti
della
mia vibrazione argentina e squillante.
Son
orfano di quelle speranze infrante
su
quello che è umano, su quel ch’è normale
su
quel che la gente s’aspetta … che vuole
su
bisogni inventati … sulla roba e sui soldi.
Partimmo
superbi il mondo a cambiare
noi
restammo gli stessi, però.
Intrisi
e inzuppati di quel che ci avevan passato
di
quei loro valori che noi contestammo
bevendoli
assieme nei loro bistrot … e cambiando negli anni
Dei
molti partiti insieme con me
Rivedo
d’intorno altrettanti, fermati,silenti ...invecchiati
Così
… rassegnati, convinti da questo sistema
qualcuno
è ancora alla gogna, ma pochi … i più son svenduti
qualcuno,
ancor meno, ch’è morto su un rogo.
Son
pochi però che sono rimasti com’erano allora
Non
parlo soltanto d’idee, e di vuote parole
ma
del suono aquillante dell’anima, del senso, del vero motivo
Di
quel che vedemmo al di là della nebbia!
Tristezza?
Non credo! Delusione e mestizia, non fanno per me
Ho
vissuto e sto ancora qui … e rido e gioco
e
bevo, se ho sete, sia vino che birra.
E
vedo … si vedo, scusatemi tanto
al
di là di quel che noi siamo, purtroppo
E
comunque comincio da me
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