di giandiego
Nel
parlare di politica e comunque di cambiamento o rinnovamento nel
sociale; soprattutto quando ci si inoltri nelle “ragioni ideali”
(sebbene ormai davvero pochissimi abbiano numeri e ragioni per
farlo) di quel che si dice e/o si fa, i riferimenti storici e le
citazioni si sprecano.
Se
fosse solo per la mole immensa di richiami al pensiero di grandi del
passato di cui si fa spreco … bèh avrebbero tutti ragione e non si
comprenderebbe come mai, nella pratica, in così pingue ammasso di
buone idee e di ottime intenzioni possa produrre risultati
moralmente, eticamente e spiritualmente così miserabili ed
esecrabili. Quali la politica dell’oggi in Italia, in Europa e nel
Mondo riesce, implacabilmente, ad ottenere.
Non
solo, nello specifico parland d’alternativa
sistemica,
cioè del “cambiamento
di paradigma”.
di quell’evoluzione spirituale e pratica di cui tutti, ma davvero
tutti, ormai si riempiono la bocca, non si comprenderebbe la
atomizzazione (frammentazione
è definizione blanda)infinita
e perenne che è pratica normalizzata di quello che dovrebbe essere
il “fronte
progressista”.
Ammesso
di voler omettere (fingendo
bellamente che non esista una elité che la pratica quotidianamente)
da
questo discorso e solo per un momento la
realtà della divisione in classi.
Anche limitando il confronto ad un banale “progressisti
vs. conservatori …
resterebbe, comunque una divisione drammatica e triste in mille ed un
rivolo, in perenne competizione e concorrenza fra loro.
Tutti
questi torrentelli occasionali, l’immensa mole di queste scuole di
pensiero hanno riferimenti comuni. Nella compulsione delle citazioni
farebbero e fanno riferimento, ben più di una volta, a dotte analisi
e ad accadimenti storici molto, molto simili, se non addirittura
eguali.
Eppure,
nel qui
ed ora,
di fronte alla quotidianità ed all’azione reale … ad ogni tre
persone d’AreA
che
si incontrino per cooperare corrisponderebbe prima o dopo una
scissione.
Per
carità! Ve ne sono alcune, nella storia ed anche nella
contemporaneità, che hanno ragion d’essere, anzi sono doverose.
Però resta il dato dell’incapacità ad essere Fronte.
Non sto parlando solo di lotta, di epiche discese in piazza di masse
compatte, di fronti popolari tesi verso il sole dell’avvenire …
no! Ed ancor meno sto parlando di mere alleanze elettorali.
Parlo
anche e più semplicemente di “masse
critiche”che
con la loro volontà creano spostamenti nell’opinione, dando
propulsione e stimolo all’ipotetico confine della civiltà. Verso
tappe e traguardi di elevazione ed acquisizione di autonomie e
libertà. In difesa ed implementazione di diritti universali e
fondamentali … verso una umanità più elevata e migliore.
Parlo
della libertà
di pensiero e
dell’influenza
reale e sovranità che
un popolo opera con la propria volontà sulla politica e sulla realtà
storica.
Parlo
di quella pulsione, non necessariamente violenta, ma sempre pregna di
forza reale, che produce i veri cambiamenti. Quella che ha fatto
scrivere e cantare “La
Storia siamo noi”.
Spesso
gli inventori di rivoletti, i leader carismatici di gruppuscoli
atomizzati momentaneamente e strumentalmente uniti, sono dotati di
grande dialettica e di acume storico.
Si
sprecano nella citazione di questo o di quel saggio, di questo o quel
guru o santo a controprova e certificazione del proprio diritto ad
essere gli unici portatori di fiaccola.
Perdendosi
ed avvalorando le ragioni delle proprie eccezioni dal vicino e
similare, proprio in virtù della corretta interpretazione di questo
o di quel pensiero.
Dimostrando
tutta la tragica e condivisa incapacità degli esseri umani a rendere
le cose comprensibili e ad accettarne la semplicità.
L’ho
detto spesso in questi anni, nelle istanze infinite di una ricerca di
unità che nessuno realmente voleva, lo ribadisco. Lo “stare
insieme” il
“fare
fronte” non
dipende, fatte salve alcune premesse fondamentali ed irrinunciabili,
da profonde e dottissime analisi comuni, né da geniali idee di
raffinati e colti intellettuali d’area.
Dipende,
quasi unicamente, dalla volontà, dalle premesse, dall’assumere
l’unità nella chiarezza come valore fondamentale e portante.
Quanti
partiti personalistici ed infinitesimali
pseudo-comu-socialist-progressisti
calati
dall’alto dovremo vedere, ancora? Prima di comprendere che il
cambiamento vero produce da sé stesso le proprie idee, i propri
riferimenti ed i propri leader.
Che
premettere degli interessi di gruppi d’influenza serve solo a
ricercare l’ennesimo fallimento?
Quante
lotte fra bande, fazioni congressuali, piccoli complotti estemporanei
da operetta, quante alleanze di comodo e di periodo temporizzate
dovremo subire prima di crescere davvero?
Parlo
per tutti, anche per me, anche per noi …
anche per la fazione, che pur ritengo sensibile, intelligente e
saggia a cui appartengo.
Quanti
dotti riferimenti, quanti saggi … analisi comparate dovremmo
operare prima di cercare l’assoluta semplicità del cambiamento
reale e veramente progressivo.
Prima
di comprendere che premettere condivisione,
orizzontalità, solidarietà, compassione, anticapitalismo ed
antiliberismo, socialismo è
più che sufficiente, anche se indispensabile.
Che
modificare partendo da noi è, in realtà, semplice come una “scelta
di vità” e
che l’ascolto, la disponibilità, l’accettazione dell’altro,
pur nella chiarezza delle differenze fra chi costruisce ponti e chi
invece muri … sono complementi fondamentali.
I
libri, le elucubrazioni … i dotti riferimenti … il passato, vanno
certamente studiati e tenuti presenti, fanno parte del bagaglio, ma
non sono tutto il bagaglio.
Non
devono essere un peso ed un limite, ma un sollievo ed un aiuto.
Il Qui
ed Ora è
adesso … ed il mondo si cambia esattamente qui non ieri e nemmeno
domani, con la semplicità di cambiare noi stessi.
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